di Tiziana Todi
Tempera grassa su tavola, diametro 120 cm, 1505/1506, Galleria degli Uffizi, Firenze.
Il Tondo Doni è l’unico dipinto michelangiolesco su supporto mobile, dotato di cornice anch’essa concepita dall’artista, di fondamentale importanza per la storia dell’arte, opera innovativa che pone le basi per il Manierismo.
Fu commissionata da Agnolo Doni per la sua casa, in occasione del matrimonio o forse del battesimo della figlia.
In primo piano troviamo la Sacra Famiglia, composta come un gruppo scultoreo, la Madonna non ha in braccio il bambino come in tutte le iconografie antecedenti dell’epoca, ma si gira su se stessa per prenderlo da Giuseppe che glielo sta porgendo, il quale è accovacciato dietro di lei, mentre Gesù gioca con i capelli Maria. Ciò che colpisce è la corporatura imponente di Maria, evidente soprattutto nelle braccia, il movimento è trasmesso con la torsione del busto verso sinistra e culmina alla testa di Giuseppe, creando una piramide. Le figure sono trattate in maniera scultorea, sappiamo che il Maestro riteneva che la migliore pittura era quella che maggiormente si avvicinava alla scultura ed aveva il più alto grado di plasticità possibile. Maria e Giuseppe sono vestiti con abiti dai panneggi molto vaporosi e gonfi dalla brezza, Maria in grembo ha un libro chiuso, probabilmente simbolo della Sapienza.
Tutta la scena è immersa in un paesaggio all’aperto, nel prato c’è una grande varietà di erbe e fiori minuziosamente rappresentati. In secondo piano sulla destra, il prato confina con un muretto intonacato a secco è possibile notare
San Giovanni Battista giovanissimo, che osserva divertito la famiglia. Ancora più dietro appoggiati e sopra a delle rocce sagomate ci sono personaggi nudi che interloquiscono tra loro. Facendo attenzione è possibile notare la muscolatura dei giovinetti come un richiamo alle statue greche/romane viste da Michelangelo a Roma. Ad incorniciare il tutto c’è un ambiente naturale bagnato da un lago, un prato, le montagne e una piccola porzione di cielo. Il paesaggio richiama le rocce della Verna, che ci riporta ai legami di Michelangelo e della sua famiglia con i francescani.
La composizione del primo piano piramidale e del secondo piano orizzontale rende ancora più vivace l’opera e la arricchisce di significato. Michelangelo scelse per rappresentare lo sfondo con i personaggi un punto di vista frontale e ribassato, diversamente da quello che adotta per il gruppo centrale, visto dal basso, col muricciolo orizzontale che cela il divario.
Si tratta di uno sconvolgente superamento dell'unità prospettica dell'arte quattrocentesca, che segna un punto di partenza del Manierismo.
Questa scelta figurativa, sicuramente voluta, è legata alla volontà, da parte dell'autore, di conferire monumentalità alla Sacra Famiglia, ma anche di differenziare le zone figurative contrapposte per significato, come a contrapporre la visione pagana del mondo e quella cristiana. I colori all’interno del dipinto sono brillanti, audaci, algidi, notiamo come Michelangelo si discosti notevolmente dallo sfumato leonardesco, anche se a prima vista ci sono dei richiami che ci riportano a Leonardo (Sant’Anna, la Vergine con il Bambino). La cornice viene commissionata a Marco e Francesco del Tasso, indiscussi maestri dell’arte dell’intaglio ligneo a Firenze. Tra rami intrecciati e grottesche vi sono inseriti tre quarti di luna, richiamo araldico alla famiglia Strozzi, famiglia della moglie di Agnolo Doni. Emergono su tutto l’insieme cinque testine scolpite aggettanti che guardano il dipinto, al centro, in alto, l’immagine del Cristo, le altre rappresentano profeti, rafforzando e completando la lettura dell’opera dipinta.
La simbologia de il Tondo Doni di Michelangelo
La Sacra Famiglia del Tondo Doni di Michelangelo è rappresentata come un momento di vita familiare.
La Vergine è scalza, simbolo di umiltà, seduta per terra in primo piano sul prato, e tiene in grembo un libro chiuso: in quanto madre di Cristo, Ella è infatti considerata come la “Sede della Sapienza”. La Vergine sta compiendo una torsione verso sinistra per accogliere il bambino Gesù che San Giuseppe le sta porgendo. Il chiaroscuro crea una muscolatura ben definita sui corpi delle figure. I muscoli delle braccia della Madonna sono notevoli e ben modellati, quasi ricordano quelle di un giovane, soprattutto il suo braccio sinistro flesso verso il bambino. Anche sul corpo di Gesù Bambino si notano tracce di muscolatura adulta, che danno potenza e forza spirituale alla composizione.
Lo sguardo di San Giuseppe rivolto verso Gesù, sembra preoccupato; la Madonna ha invece uno sguardo estatico verso Il bambino Gesù che la guarda con serietà, come se tutti già presagissero quello che sarà l’enorme portata delle esperienze di vita che affronteranno. San Giovannino, a destra dietro a un muretto, è di una dimensione nettamente inferiore e così i 5 ignudi sullo sfondo, anche lui ha uno sguardo particolare con gli occhi illuminati di passione mistica, avendo riconosciuto in lui il Redentore. La sua immagine, posta tra la Sacra Famiglia e la gli ignudi è di tipo simbolico. Infatti i nudi rappresentano il mondo pagano e San Giovannino è colui che anticipa la figura di Cristo, del mondo cristiano che verrà. San Giovanni è dunque simbolo di connessione tra i due mondi pagano, prima della rivelazione, e cristiano. Inoltre simboleggia il battesimo. La figura del San Giovannino infatti, è collegata al sacramento del battesimo avvalorando l’ipotesi che l’opera potesse essere stata realizzata per celebrare la nascita della figlia primogenita di Agnolo Doni e Maddalena Strozzi, e nella composizione occupa fisicamente lo spazio che raccorda la Sacra Famiglia e i nudi dietro di loro.
La Sacra famiglia in primo piano simboleggia quindi l'umanità nuova che ha accolto Cristo, occupa in verticale l’intera composizione e si sviluppa in senso piramidale, secondo modalità che talvolta sperimentò anche Leonardo da Vinci. Tutti i personaggi rappresentano, nel loro insieme, l’umanità in relazione alla venuta di Cristo sulla Terra. Gli ignudi simboleggiano appunto il mondo pagano, Giuseppe, Maria e Giovanni gli ebrei, Gesù l’intera comunità dei cristiani.
Sullo sfondo si intravede la Verna, sacro monte toscano dove San Francesco d’Assisi ricevette le stimmate nel 1224. Una luce simbolica, di natura spirituale e intellettiva permea il dipinto. Mondo pagano e mondo ebraico-cristiano appartengono a due dimensioni etiche, spirituali e intellettuali diverse, e ognuno è immaginato con una sua propria prospettiva e una sua luce.
Kommentare