di Tiziana Todi
Statua in bronzo, 1446 – 1453, 340 x 390cm, Padova.
L’opera dedicata ad Erasmo da Narni detto Gattamelata, condottiero della repubblica di Venezia, venne richiesta a Donatello mentre si trovava a Padova impegnato nella realizzazione di opere legate alla basilica del Santo (anche se il Vasari ipotizza che Donatello si recò a Padova proprio per questa commissione) dalla moglie Giacoma Boscarini Brunori, sorella di Gentile da Leonessa, per omaggiare il defunto marito.
Nel 1446 Donatello inizia a lavorare al monumento equestre, nel 1447 realizza i modelli per la fusione e nel 1453 lo conclude. L’opera viene fusa a cera persa, un’antica tecnica riscoperta dallo stesso artista, di grande importanza per i valori artistici rinascimentali. Donatello cura il monumento nei minimi particolari, eseguendo il monumento equestre rifacendosi ai modelli classici del passato; egli realizza la prima statua equestre di grandi dimensioni fusa dai tempi dell'antichità ed una delle prime opere scultoree dell'epoca moderna svincolate da una collocazione architettonica, configurandosi come autonoma, certamente la prima opera pubblica puramente celebrativa.
Anche se eretta in un’area che allora era cimiteriale, non si tratta infatti di un monumento funebre, il corpo fu tumulato all’interno della Basilica. La sua collocazione, su una base importante, è scostata rispetto alla Basilica del Santo e fa sì che da molti punti di vista abbia una visibilità propria.
Il cavallo è volutamente una figura possente, fremente e muscolosa, con un’andatura lenta e diritta, Donatello si rifà alla scultura classica ed al Marco Aurelio romano, la cavalcatura però non è all’antica, ma con sella e staffe. L’armatura del Gattamelata invece è di pura fantasia, Donatello richiama una armatura antica e non quelle dell’epoca. Il capo scoperto esprime la determinazione di chi, dopo una lunga meditazione, segue uno schema mentale per la battaglia, con una figura fiera e severa.
Le gambe tese sulle staffe, i lineamenti e l’espressione dell’uomo avanti con gli anni rendono il personaggio ritratto non una mera idealizzazione di condottiero vittorioso, ma espressione realistica di uomo determinato, dotato forza di carattere. L’idealizzazione dell’eroe è certamente imponente (pare non si trattasse di un condottiero particolarmente vittorioso), ma Donatello sa arricchire l’opera di connotazioni psicologiche, ritraendo l’uomo, fornendo all’osservatore ricchezza di stimoli e significati nella lettura.
Il monumento di Donatello fu il punto di partenza per la ripresa in Occidente del Monumento equestre, declinato successivamente più volte in molteplici realizzazioni.
La simbologia del Monumento equestre a Gattamelata di Donatello
Il Monumento equestre a Gattamelata di Donatello è ispirato al monumento equestre a Marco Aurelio, statua romana del II secolo d.C., che Donatello aveva visto e studiato nel suo viaggio a Roma. La scultura ha una funzione celebrativa e non funeraria. Il volto di Erasmo da Narni detto il Gattamelata, raffigurato in modo naturalistico, esprime ed esalta la personalità del condottiero provato da dure battaglie.
Il monumento si presenta con un piedistallo di trachite a forma di sarcofago dove ai lati si trovano le porte della vita, chiusa, e della morte, dischiusa. Il condottiero, privo di elmo e vestito con una robusta armatura quattrocentesca, mentre cavalca regge con una mano il bastone del comando. Non si tratta solo di un oggetto simbolico, forse lo ha ricevuto nel 1438 dalla Repubblica di Venezia. Infatti il Gattamelata fu un importante capitano di ventura (capo di una compagnia di mercenari) che combatté per la Repubblica di Venezia e conquistò Verona, strappandola dalle mani dei Visconti.
Il volto del condottiero esprime quella ferrea volontà di un carattere indomito ed astuto. Una calma vigorosa che corrisponde al trotto sicuro del cavallo, che sembra formare tutt’uno con il suo cavaliere: infatti l’espressione del condottiero e del cavallo sembrano essere in sintonia quasi empatica.
Il condottiero di Donatello è inteso più come esempio umano di forza di carattere. L'opera ci offre l'immagine di un uomo armato, fiero e deciso. Ha un'espressione concentrata, le sopracciglia aggrottate tradiscono la preoccupazione di chi deve guidare i suoi uomini verso un destino incerto, ma le mascelle e le labbra serrate indicano anche la profonda consapevolezza e forte determinazione di un consumato condottiero. Le guance e le tempie scavate, i capelli cortissimi e scompigliati sono le caratteristiche di un uomo d'azione energico, rude e fiero.
Donatello ha scelto di realizzare un ritratto del protagonista e non una sua idealizzazione. La fisionomia è infatti quella di un uomo avanti negli anni.
Lo scultore preferì esprimere la forza e la determinazione attraverso l’espressione del viso e la postura del corpo.
Uno dei migliori dettagli dell’opera è sicuramente l’armatura indossata dal protagonista. Tra i dettagli spiccano decorazioni classiche come la testa di Medusa, dei putti che suonano e delle teste di uomini sulla cintura. La spada di Gattamelata è rinfoderata, segno dei tempi di pace. Inoltre crea, assieme al bastone del comando, una linea diagonale.
Osservando il cavallo, Donatello realizza un animale massiccio e molto potente. Il cavallo è un po' più grande del normale e la testa ci racconta il suo essere selvaggio e indomabile. Eppure Gattamelata riesce a condurlo tranquillamente al trotto: è simbolo dell'intelligenza che governa le passioni. Guardandolo attentamente ci si rende conto che non è fermo; ha un’andatura lenta e decisa, priva di qualsiasi esitazione. La coda del cavallo è decorata con un fiocco. Gattamelata non sta combattendo, ma è raffigurato durante una parata a seguito
della sua vittoria.
La zampa dell’animale è appoggiata su una sfera (probabilmente una palla di cannone), che serve a dare piena stabilità a tutta la composizione. La zampa del cavallo alzata da terra simboleggia che il condottiero Gattamelata è morto in battaglia.
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