di Tiziana Todi
La Vergine è al centro di un paesaggio umido e roccioso descritto da Leonardo sempre attento alla rappresentazione della natura. Qui troviamo muschio, piante del Nord Italia e piante acquatiche, in una ambientazione fantastica, costituita da caverne e speroni, con un corso d’acqua tra le rocce. Il dipinto è modulato da una luce con i riflessi sfumati, costruito su una base rocciosa con l’uso di una prospettiva aerea attraverso l’uso dei colori, in lontananza più chiari, offuscati e tendenti al grigio azzurro con le figure che si amalgamano attraverso la tecnica dello sfumato che permette di integrare i personaggi stessi con l’ambiente.
Sul colore verde e i marroni tendenti al grigio emergono i corpi con contorni dorati che danno risalto all’incarnato. Nei due mantelli, rosso quello dell’angelo e blu quello di Maria, sono i colori dominanti, mentre le due fonti di illuminazione sono una a sinistra calda che colpisce le figure, e una fredda e brumosa nel paesaggio in cui dopo l’Annunciazione continua ad utilizzare la prospettiva aerea che dà ampio respiro all’opera.
L’immagine nel suo complesso ritrae Maria che avvolge con la mano destra la spalla di San Giovanni bambino mentre con l’altra mano, al di sopra del gesto angelico, protegge Gesù bambino che accenna una benedizione nei confronti del cugino. Sono da notare le mani dei personaggi che nella loro studiata disposizione raccontano dinamicamente l’opera e ne permettono la lettura delle relazioni dei personaggi in un insieme armonico. L’angelo dietro al bambino Gesù coinvolge direttamente lo spettatore nella scena, volgendo lo sguardo verso di lui, e sorridendo indica il Battista.
Il Battista e l’angelo sono sullo stesso piano, la Vergine si trova prospetticamente in un piano successivo come a comprendere tutto l’insieme.
Le figure hanno una disposizione trapezoidale data dalla posizione dei volti dei personaggi, ma l’occhio dello spettatore spazia nell’opera a tutto tondo.
La simbologia de "La Vergine delle Rocce"
Leonardo esprime la sua visione mistica, senza fine, la sua intuizione divina in questa opera che rappresenta un luogo fuori dal tempo ma immerso in esso, colmo di fiori e piante acquatiche, frutto della sua acuta osservazione e studio della Natura. Le rocce sono rappresentate in modo che lo sguardo dello spettatore vada oltre, verso la luce infinita.
La sensazione al cospetto di quest’opera è di libertà data dalla luce che irrompe nella caverna che va verso lo sfondo e che trapassa tutta la scena ed è simbolo dello spirito che dà vita. La mano della Madonna su Gesù pare un atto di benedizione e protezione.
L’angelo guarda lo spettatore rendendolo partecipe della scena. Un flusso di forze mistiche coinvolgono chi guarda: realtà terrena e immanenza divina si compenetrano in un perfetto equilibrio. La grotta rocciosa è simbolo di utero materno e vaso mistico fecondato dalla luce senza essere infranto indica il mistero di Maria che ha concepito senza essere violata. La grotta è un luogo di transito e un punto di unione tra le due dimensioni terrena e celeste, materia e spirito, il tempo e l’eternità, realtà terrena e trascendente.
Come la Vergine che è madre protettrice e tramite tra uomo e Dio, tra spirito e materia, tra umanità e divinità che nasce dentro di lei e si fa uomo. La luce.
Gesù appartiene sia alla dimensione umana (manina poggiata a terra) che a quella divina (mano dell’angelo poggiata dietro la schiena). La palma nana è simbolo di vittoria della vita sulla morte. I fiori di aquilegia dalla forma della colomba sono simbolo dello Spirito Santo. Il dualismo della realtà è perfettamente rappresentato, ma Leonardo va anche oltre il dualismo, va verso la perfetta armonia assoluta.
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